106, un piccolo sfogo per un immenso dolore.
il Femminicidio
Anno 2023, 42 anni dopo l’abolizione del delitto d’onore, numero vittime da femminicidio annuali 106.
Pochi giorni dopo il femminicidio di Giulia Cecchettin, in tutte le piazze d’Italia manifestazioni per dare voce a chi voce non la ha più, per chi ancora é in pericolo e per chi lo sarà.
Per affermare che una donna e una ragazza su tre in Europa ha subito violenza fisica o sessuale tra le mura domestiche e non.
Per non sentirsi più sole, un urlo di speranza e di rabbia, un ossimoro tra speranza e disperazione.
Contro uomini che non accettano un rifiuto, contro uomini che si sentono padroni di qualcosa che non gli appartiene e non gli apparterrà mai.
La frase “Io sono Mia” sembra una frase semplice e banale ma è pregna di significato.
Manifestare per le donne, contro uno Stato che non aiuta, contro delle pene inesistenti, per una speranza di insegnamento all’amore, al rispetto, che deve partire dalle scuole, visto che dalle “famiglie tradizionali” non parte, nella speranza di un’educazione civica e un insegnamento al rispetto verso l’altro.
Per non vivere nella paura.
In questi giorni in televisione abbiamo sentito dire che il femminicidio è un omicidio di Stato, ed é vero, perché lo Stato non tutela, perché non protegge. Il femminicidio non è un delitto passionale, è un delitto di potere. Serve un’educazione sessuale e affettiva capillare, serve insegnare che l’ amore non è possesso. Bisogna finanziare i centri antiviolenza e bisogna dare la possibilità di chiedere aiuto a chi ne ha bisogno.
Bisogna che lo stato applichi pene detentive ferree ad evitare che “persone” come Gianni Guido siano libere, che Parolosi era già fuori in permesso a farsi intervistare, Delfino é passato da carcere a struttura sanitaria, Binni é fuori, Fricano scarcerato perché obeso, per non parlare di Izzo che dopo il delitto e la violenza del Circeo ha ucciso altre due persone, madre e figlia, durante il processo raccontava gli eventi presenti e passati come se stesse parlando di una cena divertente tra amici.
Non sono le vittime a doversi giustificare se bevono, se si recano ad un ultimo appuntamento con un ex, se escono da sole o se indossano quello che vogliono, si chiama libertà di vivere e di scegliere quella che il sesso maschile ha sempre avuto, forse per il motivo che ne hanno avuta troppa ha deciso di prendersi anche quella altrui ma non funziona così e non deve mai più esistere.
Libere di scegliere, libere di decidere, libere di rispondere, libere di pensare, libere di urlare, libere di esprimersi, Libere di Vivere, é questo che bisogna insegnare alle proprie figlie ed é ai figli va semplicemente insegnato a rispettare queste cose e un altro individuo.
Io sono Mia.