CHIUSO IL “TEATRO ROSSI APERTO”. IL DEMANIO CACCIA GLI OCCUPANTI CHE LO GESTIVANO
Teatro Rossi chiuso. Di questi tempi non è certo una novità ma questa volta non è colpa dei DPCM del premier (o ex premier?) Conte, che da tempo prevedono la chiusura dei luoghi di spettacolo dal vivo per favorire il contenimento pandemico.
Dopo quasi nove anni di occupazione, il demanio ha messo i lucchetti alle porte del teatro, anzi, le ha proprio blindate con pannelli di acciaio e ha ripreso possesso dell’edificio situato all’angolo tra Via Collegio Ricci e Piazza Carrara.
Ma andiamo con ordine. Nell’estate del 2012 alcuni teatri italiani furono occupati. Questa sorte, nel mese di settembre, toccò anche al settecentesco Teatro “Ernesto Rossi” di Pisa, che dopo un passato glorioso quanto travagliato, in cui il suo palcoscenico fu calcato da importanti compagnie (tra queste ricordiamo, oltre a quella di Rossi, quelle di Gustavo Modena, Adelaide Ristori, Ermete Zacconi, Tommaso Salvini e Flavio Andò) versava in stato di abbandono ormai dal lontano 1966, anno in cui era stato dichiarato inagibile.
Chiuso per quasi dieci lustri, la platea venne addirittura adibita a deposito per biciclette e motorini posti sotto sequestro, alcuni arredi sono andati perduti e fatta eccezione per pochi spettacoli di prosa con Andrea Buscemi e delle trasmissioni televisive negli anni duemila, il teatro giaceva inutilizzato.
Il 27 settembre 2012 un gruppo di studenti, artisti e lavoratori precari dello spettacolo e non occuparono la sala, che da allora prese il nome di “Teatro Rossi Aperto” e divenne crocevia di attori emergenti, ma anche di qualche nome importante e soprattutto di un pubblico variegato. Senza contare tutti gli altri eventi culturali che vi hanno avuto luogo (concerti, proiezioni di film, presentazioni di libri, mostre, festival, laboratori, serate benefiche e di promozione sociale). Tutta l’attività si reggeva su un sistema interamente autofinanziato.
«In questi otto anni avevamo riattivato un circuito, che certo non era quello del Teatro Verdi ma comunque era una proposta culturale valida per la nostra città». – Spiega Chiara Bigongiali, del nuovo gruppo costituente TRA (l’associazione originaria si è infatti sciolta a ottobre scorso per delle divergenze sul progetto degli “Uffizi pisani”).
Qualche giorno fa l’incantesimo si è rotto. A metà gennaio alcuni membri del gruppo si accorgono che erano stati cambiati i lucchetti alle porte e dopo circa una settimana degli operai vengono a posizionare le barriere blindate.
«Casualmente un ragazzo dei nostri stava passando di lì ed ha assistito alla scena ma non ci è giunta nessuna comunicazione ufficiale» – dice calma ma amareggiata Chiara.
Sembrerebbe che il demanio abbia voluto riprendere possesso dell’edificio ripristinando così una situazione di legalità e – secondo Chiara – «hanno approfittato di questo periodo incerto in cui, dopo lo scioglimento dell’associazione, ci stavamo riorganizzando».
Seppure lo stabile era occupato abusivamente, in tutti questi anni i ragazzi si sono sempre mostrati aperti al dialogo con le istituzioni e non è mai mancata da parte loro la massima disponibilità a collaborare con gli assessori alla cultura che si sono succeduti. Adesso si sentono delusi per non essere stati né avvisati della chiusura da chi di dovere, né tantomeno convocati per un confronto.
«Ci tengo a precisare che tutto quello che abbiamo fatto, lo abbiamo fatto senza fini di lucro né tornaconti personali ma esclusivamente per amore di un teatro di notevole valore storico/artistico, oltre che per offrire occasioni di divulgazione culturale. Adesso stiamo cercando di metterci in contatto col demanio per recuperare almeno le nostre cose che sono rimaste all’interno». – Conclude Chiara Bigongiali.
Nonostante lo sconforto degli ex occupanti forse è ancora presto per mettere la parola fine a questa storia; la petizione online per riaprire il Rossi nel giro di un paio di giorni ha già superato le duemila firme, tra cui spiccano i nomi di Salvatore Settis e molti altri accademici e artisti da tutta Italia. Chi volesse partecipare trova la petizione all’indirizzo https://riapriteilteatrorossi.it/.
Una questione piuttosto spinosa e delicata. Da una parte è giusto porre fine a una situazione di illegalità che andava avanti da troppo tempo. Dall’altra però è pur vero che facevano tante iniziative molto interessanti in un luogo che è un peccato lasciare inutilizzato. Bel dilemma!
Speriamo si arrivi presto ad una soluzione.
Una situazione difficile, che vede da una parte la legge e dall’altra il valore artistico di queste iniziative. Spero si possa trovare un compromesso.
Dal mio punto di vista il fine non giustifica i mezzi.
Il fatto che queste persone occupassero il Teatro per svolgere un’attività lodevole quale quella artistica, non può rendere lecito un comportamento illecito, quale l’occupazione abusiva.
Fermo quanto sopra, penso che lo Stato, da parte sua, potrebbe fare di più per tutelare gli artisti in modo che non si vengano a creare situazioni nelle quali queste persone, pur di lavorare, siano disposte anche ad accettare di esibirsi in locali abusivi o, peggio, fatiscenti.
Fare arte in un contesto di legalità è l’unico modo per garantire l’effettiva tutela della professionalità dell’artista, nonché la sicurezza degli spettatori.