MARINA SLOW
Sette edizioni di Marina Slow. Sette comincia ad essere un bel numero. In sette anni Marina Slow si è fatta un nome. Certamente perché come ha pubblicamente dichiarato Pilade Cantini, è in assoluto la festa dove si mangia meglio, e lui parlava della Toscana. Sicuramente perché, come ha detto Francesco Bottai a chiusura del suo concerto, sul litorale non c’era mai stato niente di tutto questo. Ma che cosa è che piace di Marina Slow, che cosa ha decretato nel tempo il successo di una iniziativa che anche quest’anno ha registrato la presenza di alcune migliaia di persone, con un numero spropositato di fritture di totani e gamberi, o di paranza? Il tratto caratteristicho della festa è questo suo tono, tanto gioioso quanto raccolto e discreto, incentrato sul convivio, sul ritrovarsi, sulla possibilità, che la gente si riprende con entusiasmo, di fare due chiacchiere.
A Marina Slow quest’anno si sono presentati 9 libri, sempre davanti a un numero importante di persone attente e interessate. Si sono viste, esposte, le riproduzioni degli affreschi di Buonamico Buffalmacco in Camposanto, delle quali si è discusso con docenti universitari e studiosi. Ci si è scatenati nel ballare le tammuriate proposte da Mamma Li Turchi, si è riso a crepapelle con gli stornelli livornesi del teatro Trabagai.
La piccola kermesse ruota attorno al cibo. Lo “slow” che compare nel titolo indica una filosofia di vita, ma anche che insieme al Fortino c’è Slow Food. Una garanzia per la qualità delle cose che si mangiano, ma anche un apporto di competenze che si sono fatte apprezzare nei pomeriggi, con le presentazioni delle “materie prime”; i prodotti del nostro territorio spiegati e fatti assaggiare, e nel dibattito serale con Unicoop, altro partner importante della organizzazione, con le sue linee di qualità Fior Fore e Vivi Verde e le sue campagne in campo ambientale.
Anche se, inesorabilmente, nella comunicazione il titolo viene storpiato in enogastronomica, la festa è ECO gastronomica. Si beve sicuramente anche del buon vino, ma ecogastronomico rimanda al rapporto tra il buon mangiare e l’igiene, ‘igiene dell’ambiente e dei nostri cervelli, rimanda a quel buono puito e giusto che nell’epoca delle grandi migrazioni è anche uno slogan che invoca tolleranza, giustizia sociale, solidarietà. Sono questi riferimenti che muovono i più di sessanta volontari che per venti giorni dedicano tutto il loro tempo a questo evento, sentendolo come una occasione per fare qualcosa che è utile a tutti gli altri. Tra questi volontari un bel gruppo sono ragazzi profughi o rifugiati, che vengono da Paesi lontani, come la Costa d’Avorio, la Nigeria, il Pakistan.
Un aiuto viene dalla Croce Rossa, un altro ancora dalla Pubblica Assitenza, ma anche imprenditori e commercianti aiutano, come ogni anno fa Fabrizio Fontani con l’Incanto di Boccadarno. Insomma, Marina Slow vive perchè è un fatto corale, un’impresa che deve il suo successo alla collaborazione tra tante persone e tante organizzazioni. Non è facile su litorale cooperare, ma negli ultimi anni sta crescendo una voglia nuova di protagonismo civico e culturale, faremo tutto il possibile per starci dentro e per farlo crescere. Arrivederci alla prossima edizione.