GLI ‘ AGGIUSTAPUPAZZI’
Vi siete mai fermati a riflettere sull’importanza che assume un semplice peluche quando si è
bambini? Non importa che sia di stoffa con pelo morbido o di pezza rattoppato, se è il nostro
peluche sarà comunque perfetto e insostituibile. E guai a chi lo tocca o se, ancora peggio, si dovesse
smarrire. Per tutta l’infanzia, e non solo, spesso diventa il nostro inseparabile compagno di giochi,
l’amico su cui possiamo contare e che non ci tradirebbe per nessuna ragione al mondo, il nostro
costante punto di riferimento, la nostra ancora pronta a salvarci e rassicurarci quando sopraggiunge
la tempesta.
E vi ricordate la sensazione che si prova da piccoli davanti al temutissimo camice bianco? E l’uomo
che lo indossa? A volte può fare lo stesso effetto di un orco mostruoso. Per non parlare, poi, di
quell’angusto e cupo ambiente che chiamano ospedale. Ma anche quando capita che si è costretti ad
andare in quel brutto posto o da quel temuto signore con il camice bianco, eccolo lì, accanto a noi
pronto ad infonderci coraggio, ancora lui, il nostro pupazzo. E se dovesse capitare che proprio lui
provasse a convincerci del contrario? Che quell’uomo non è affatto malvagio, ma vuole solo
aiutarci, è dalla nostra parte e non un nemico da combattere? Che quel luogo non è poi così tetro ma
può diventare un coloratissimo ed esclusivo “parco divertimenti”?
In fondo è il nostro pupazzo a dircelo e di lui possiamo fidarci ciecamente!
È questo che prova a fare il SISM, il Segretariato Italiano degli Studenti di Medicina, con il
progetto che porta l’emblematico titolo di Ospedale dei Pupazzi. Il SISM è un’associazione che da
un lato ha come scopo quello di garantire una formazione degli studenti di medicina che sia a tutto
tondo e che si affianchi e completi quella già garantita dal percorso universitario, dall’altro prova a
coniugare la formazione medica con l’informazione, ovvero la formazione della società su temi
quali la salute pubblica, la prevenzione, diritti e pace e molto altro.
L’Ospedale dei Pupazzi, già attivo a livello nazionale, è approdato nella cittadina pisana circa 5/6
anni fa grazie all’impegno di alcuni soci della sede locale del SISM; da qui ha preso pian piano
forma un gruppo eterogeneo ed efficientissimo, quello dei pupazzologi pisani. Un progetto tanto
bello quanto ambizioso dal momento che ha lo scopo, appunto, di avvicinare i bambini a
“quell’essere grande e grosso con addosso un camice bianco e strani oggetti tra le mani che dicono
si chiami dottore”; in altre parole, il proposito è quello di abbattere le distanze che puntualmente si
vengono a creare tra bambino e medico per riuscire a migliorare la collaborazione e liberarsi una
volta per tutte di quella paura che fa pensare al medico come all’«uomo nero che fa loro la puntura
se fanno i cattivi».
«Il nostro compito è quello di creare un senso di fiducia nei confronti del medico, e per farlo
dobbiamo far sentire il bambino al sicuro e rispettato» – raccontano Arianna Ghirri, Coordinatrice
Locale Ospedale dei Pupazzi, ed Enrico Paolicchi, Incaricato Locale della sede locale di Pisa del
SISM. Ad avviare il progetto sono gli stessi bambini, unici nella loro diversità, dicendo agli
stravaganti e meravigliosi pupazzologi quali sintomi presenta il loro pupazzo e, si sa, la fantasia dei
bambini non ha limiti, così come enorme ed illimitata deve essere la fantasia degli stessi
pupazzologi. L’Ospedale dei Pupazzi, infatti, è un ospedale un po’ fuori dagli schemi: non è ubicato
in un posto fisso, ma è “un ospedale itinerante” che si sposta laddove ci sono i pupazzi che ne hanno
più bisogno. Di fatto, l’Ospedale dei Pupazzi viaggia nelle varie scuole di Pisa, soprattutto asili,
dove, un paio di giornate all’anno, i pupazzologi si recano per montare dei reparti all’interno di
un’aula della stessa scuola. «Il nostro ospedale» – affermano proseguendo nel racconto – «è
costituito da sette reparti: l’accettazione, in cui conosciamo il bambino e prendiamo i dati del suo
pupazzo; la pupazzologia generale; la chirurgia; il laboratorio analisi; la radiologia; il dentista e la
farmacia. Ogni reparto è dotato di strumenti costruiti da noi pupazzologi in modo che possano
ricordare quelli veri, ma nel contempo essere adatti a bambini e pupazzi, come la macchina per fare
radiografie, l’ECG, le provette, il fonendoscopio, i bisturi (finti!), le pinze e i farmaci (altrettanto
finti!)».
Un vero e proprio ospedale, dunque, a misura di bambino e del suo amato pupazzo. Non appena
mette piede nel magico mondo dell’Ospedale dei Pupazzi, infatti, ogni bambino «viene subito
affidato ad un accompagnatore che lo seguirà per tutto il suo percorso, divenendo il suo medico “di
riferimento”; il bimbo e il pupazzo, tuttavia, incontreranno diversi medici in ogni reparto in cui
andranno: ci sarà un pupazzologo generale che ascolterà il cuore del pupazzo e gli misurerà la
febbre, un pupazzologo che nel suo laboratorio gli potrà togliere i brutti vermiciattoli nel sangue o
un pupazzologo chirurgo che gli ingesserà la coda rotta». Per compiere questo viaggio e prendere
parte all’avventura basta rispettare una sola regola: sostare alle sole tappe fisse dell’intrigante
percorso, l’accettazione e la farmacia, rispettivamente all’inizio e alla fine.
A questo mondo “ospodalesco” tutto nuovo ogni bambino si approccia in maniera differente, così
come differenti sono le reazioni nei confronti del progetto, del gioco, ma anche del pupazzologo
stesso. Come raccontano i due giovani volontari, infatti, «ci sono i bambini che entrano entusiasti ed
escono altrettanto felici, i bambini che entrano timorosi ma escono rassicurati e divertiti e i bambini
che vorrebbero rimanere con noi per ore e che devono essere portati via a forza dai genitori. È
chiaro che ci sono anche alcuni casi di bambini che, dopo mille mila tentativi e approcci diversi, si
rifiutano categoricamente anche solo di parlare con noi o di mostrarci il loro pupazzo».
Ad ogni modo, nonostante questi piccoli ostacoli che è normale incontrare, “a lavori conclusi” i
pupazzologi pisani possono ritenersi fieri del loro progetto e soddisfatti del lavoro svolto: «dalle
evaluation e dai racconti di alcuni genitori», infatti, riescono poi a sapere che «la maggior parte dei
bambini torna a casa e si prende davvero cura del suo pupazzo, dà davvero l’Ammazzagermi al suo
pupazzo tre volte al giorno, proprio come aveva prescritto il medico. Molti bambini, inoltre,
acquisiscono un po’ di fiducia in più nei confronti del medico e, in generale del mondo della
medicina». Tutti gli sforzi fatti dai giovani studenti e pupazzologi sono poi ripagati dai sorrisi dei
bambini che sono loro riconoscenti per il grande lavoro di squadra che riescono a svolgere e dalla
gioia che ogni pupazzologo prova alla fine di una giornata di progetto.
Sorrisi e gioia, quindi: due semplici ingredienti per una ricetta perfetta!
Impegno e passione, invece, è ciò che fa da collante tra due realtà apparentemente distanti e
parallele, ma che è giusto che stiano accanto e camminino di pari passo. Ciò che permette, in altri
termini, di ascoltare nuove melodie dietro inusuali silenzi, di cogliere magnifici sorrisi dietro due
occhi impacciati, di cogliere bellezza e incanto e imparare a condividerlo perché insieme tutto è più
bello. Tutto questo sembra appartenere ad un mondo ideale, eppure è reale ed è ciò che succede
proprio sul nostro territorio.
E noi, di fronte a tutto questo, non possiamo che provare ammirazione e gratitudine!