I VOLTI DEL CORAGGIO – L’ARTISTA FRIULANO PIER TOFFOLETTI CELEBRA LE DONNE IMPAVIDE DEL XXI SECOLO
Sabato 14 marzo. Ore 22. Sulla facciata del palazzo comunale, quella che dà sul Lungarno, perfettamente visibile dal ponte centrale della città, è proiettata in diretta una particolarissima performance di un artista friulano a conclusione della sua mostra inaugurata un mese prima, il 15 Febbraio, presso la Chiesa di Santa Maria della Spina. Le immagini incuriosiscono e rapiscono l’attenzione dei passanti, giovani e meno giovani, che dalle vie più centrali affluiscono.
Sarebbe potuto essere un bellissimo modo per coronare un progetto artistico fortemente caldeggiato anche dalle autorità cittadine e per omaggiare il soggetto indiscusso di tale esposizione: la donna. I drammatici eventi che ci hanno travolto e continuano a farlo, tuttavia, hanno decretato la chiusura anticipata di questo evento artistico.
L’iniziativa completa, ad ogni modo, rappresenta sicuramente il lato lucente della medaglia degli appuntamenti in occasione della Giornata internazionale dei diritti della donna. Il polo positivo, sì, perché ce n’è stato anche uno negativo. Domenica 8 marzo, infatti, Pisa si è svegliata con slogan propagandistici che imbrattavano le vie centrali. E l’interrogativo sorge spontaneo: perché? Perché per difendere e portare avanti i propri ideali si sente il bisogno di violare il suolo pubblico? Le idee camminano e si propagano attraverso le nostre gambe, non insudiciando una parete. Se poi ci si guarda un attimo indietro e si pensa che, nei primi anni Cinquanta, il semplice e puro gesto di distribuire, il giorno dell’8 marzo, la mimosa – fiore che, da un’idea delle politiche italiane Teresa Noce, Rita Montagnana e Teresa Mattei, divenne il simbolo della Giornata – o diffondere Noi donne, il mensile dell’Unione Donne Italiane, era compiuto con l’intento di «turbare l’ordine pubblico», capiamo bene come basta molto meno per rompere l’equilibrio e il decoro quotidiano, smuovere le coscienze, esortare alla riflessione.
Historia magistra vitae. Ancora una volta.
Ma a queste brutture la città risponde con la bellezza, con la cultura, con l’arte. La mostra, dall’emblematico titolo Fearless, inaugurata, come detto, il 15 Febbraio, era una prosecuzione della grande personale dell’artista tenutasi nella scorsa primavera al PAN di Napoli – dal 13 giugno al 1° luglio 2019 – a cura di Marina Guida. Il tema di tale mostra è nato proprio da un’idea della curatrice, la quale, conscia del fatto che da tempo, nelle sue opere, Toffoletti predilige, come lui stesso ci rivela, «la donna come soggetto, mai come oggetto» e ben conoscendo l’area di pensiero del suo percorso artistico, aveva avuto la lungimiranza di prevedere l’adesione ad un simile progetto. A spingere l’artista friulano a trattare questo delicato quanto affascinante universo è stata la convinzione che esso è, per riportare le sue stesse parole, «pieno di sfaccettature, con un ampio ventaglio di aspetti emozionali, per me, fonte di molteplici ispirazioni». In altri termini, Toffoletti è ammaliato dalla donna come «entità energica, completa ed affascinante» e da essa attinge e trae la sua ispirazione: è il soggetto dei suoi lavori, ma anche e soprattutto la sua Musa.
Altro nodo intrigante è il titolo della stessa mostra: Fearless. E alla domanda sul perché di questa peculiare scelta, Toffoletti replica «Fearless, ovvero senza paura, è un omaggio molto sentito a quella categoria di donne, a dirla con le parole della Guida “impavide, con le storie particolari e difficili, alcune finite sotto la luce dei riflettori delle cronache, altre no, ma tutte accomunate, dall’essere donne fuori dal comune che hanno contribuito con le loro azioni alla lotta contro l’emarginazione, la discriminazione, la negazione dei diritti. Sono donne e ragazze che si sono spese in favore dell’evoluzione e dell’avanzamento sociale”».
Il suo iniziale intento di proseguire il viaggio intrapreso a Napoli si è potuto poi concretizzare quando, il professor Riccardo Ferrucci, critico d’arte visiva e cinematografica, ha proposto a Toffoletti di dar vita ad un evento artistico proprio a Pisa, in una splendida e suggestiva cornice: la Chiesa di Santa Maria della Spina, che, essendo essa stessa una «meraviglia artistica», esigeva delle scelte oculate e ponderate. Per tali esigenze, quindi, Pier Toffoletti, grazie alla stretta collaborazione con l’Assessore alla Cultura Pierpaolo Magnani, il curatore Riccardo Ferrucci e al supporto della Casa d’Arte San Lorenzo nella figura del direttore artistico Roberto Milani, è giunto alla conclusione di considerare «lo spazio espositivo interno usufruibile solo al centro», facendo così in modo che tutti gli elementi artistici presenti, antichi e moderni, fossero degnamente valorizzati.
Le tele esposte, pertanto, erano due, entrambe di considerevoli dimensioni: una, non essendo inedita, era rivolta verso l’abside della chiesa e ritraeva Gessica Notaro, scelta non solo perché rappresentava egregiamente la tematica, ma anche per la tecnica artistica adottata; l’altra, più grande, opera inedita, era rivolta verso l’entrata della chiesa e raffigurava Liliana Segre. Per questa seconda tela, invece, la motivazione è più complessa e più legata a fatti storici. Come tutti sappiamo, infatti, Liliana Segre, deportata quando aveva solo 13 anni per la duplice colpa di essere ebrea e donna, è divenuta – dice Toffoletti – «un simbolo universale di coraggio e di riscatto, dedicando la sua intera esistenza, post-traumatica, a tener viva la luce del ricordo». La Giunta comunale pisana, tra l’altro, aveva fissato nella data del 5 settembre 2020, in occasione dell’ottantaduesimo anniversario della firma delle leggi razziali fasciste, il conferimento della cittadinanza onoraria proprio alla senatrice. E, fattore ancora più rilevante, non dimentichiamo che fu proprio a Pisa, nella sua Tenuta di San Rossore, che il re Vittorio Emanuele III, il 5 settembre 1938, firmò il “Regio decreto n. 1381 – Provvedimenti nei confronti degli ebrei stranieri”. Tutti questi elementi non potevano sfuggire alla minuziosità del curatore che ha quindi proposto all’artista l’inserimento, nel progetto espositivo, di questa significativa figura: è in questo modo che «il viaggio di Liliana Segre» è approdato «sulle sponde dell’Arno» – ha affermato Toffoletti.
Una donna, quindi, la donna, che diventa portavoce di tutte le donne del pianeta. Donna che, in quanto soggetto, viene innalzata a simbolo, perché ella, nella sua unicità e stravaganza, – continua l’artista – «mi permette di concettualizzare i miei lavori con temi che ho a cuore come la giustizia sociale, la bellezza che ci può salvare dalle brutture del mondo, la natura continuamente violata e la pacata ricerca spirituale come alternativa o rimedio alla frenesia».
Perché, forse, solo imprimendo il pennello sulla tela riusciamo a non dimenticare e a non replicare più, mai più, gli orrori che incupiscono la beltà del creato. Imprimere per non essere più indifferenti.
E allora ben vengano questi artisti che hanno l’ardore di imprimere per ricordare e omaggiare il coraggio, le donne e il coraggio di certe donne. E noi facciamoci toccare, stravolgere dalla bellezza del lavoro finito. Contempliamolo … e riflettiamo!