Il Colonialismo degli anni 2000 – Fenomeno Land Grabbing
Quando sentiamo la parola Land Grabbing bisogna esaminare attentamente il significato insito nelle parole stesse, Il termine grab indica l’attività di appropriazione “illecita” e land terra.
Di fatto il tema è la detrazione su ampia scala delle terre coltivabili situate in territori extranazionali, da parte di governi e imprese che intendono assicurarsi l’autosufficienza alimentare o produrre alimenti sul mercato globale.
Successivamente alle crisi alimentare del 2008 molti paesi importatori di prodotti alimentari hanno deciso di usufruire della terra dove costa poco, al fine di utilizzare il necessario a nutrire la propria popolazione.
Anche l’Italia partecipa a questo “accaparramento di terreni” ed è al primo posto in Europa, molti gruppi societari hanno investito in Patagonia, Congo, Marocco, Senegal, Camerun, Ghana, Indonesia.
Questo fenomeno è un vero e proprio saccheggio delle terre, infatti è definito come il nuovo Colonialismo, che non interessa solo paesi in via di sviluppo ma anche paesi emergenti come Cina, India, Brasile, Sud Africa.
Il Land Grabbing non è una situazione nuova in realtà perché basti pensare alle piantagioni del caffè, cacao e zucchero nel periodo colonialista classico, l’unica differenza è che oggi questo fenomeno è istituzionalizzato, con un grande coinvolgimento dei governi.
Il profitto dei governi è il meccanismo propulsore, questi agevolano la conclusione degli accordi.
Ma non tutti i paesi accettano di cedere i loro terreni in cambio di utilità: alloggi, programmi di educazione, servizi sociali per la salute, infrastrutture.
Negli ultimi anni sotto l’occhio del ciclone è apparso anche il Canada dove la richiesta di superfici coltivabili è aumentata.
ONU ha mosso una critica alla World Bank dichiarando che questi investimenti hanno un impatto negativo sul diritto dell’alimentazione e sui diritti umani perché le comunità locali non possono accedere alle risorse produttive e il loro paese diventa dipendente dagli aiuti alimentari.
Molte famiglie povere perdono la terra da cui dipendono per coltivare cibo, molto spesso cacciate senza un trattamento equo né un compenso.
Il bene terra è una risorsa comune; la FAO ha costituito un gruppo di lavoro per la stesura di Linee Guida per responsabilizzare l’utilizzo della terra e per un accesso libero e certo alle popolazioni che cedono superfici coltivabili.
Ma la Dichiarazione del Dakar del 2011 ha chiesto esplicitamente di rigettare l’iniziativa della FAO e di dettare dei principi per gli investitori, in modo da affermare la supremazia dei diritti fondamentali dell’uomo.