La lotta contro il commercio illegale di avorio continua
“Che importa bell’elefante se il mio sangue bagna la tua terra”
Ogni anno migliaia di specie animali vengono uccise e vendute illegalmente nei mercati mondiali, la stima del traffico di queste specie si aggira intorno ai 20 miliardi di dollari all’anno.
L’animale più ambito è l’elefante per il commercio dell’avorio, ne vengono uccisi tra i 20 e i 30 mila l’anno.
La stima calcolata negli ultimi cento anni è che più del 90% degli elefanti africani sia stato sterminato.
Ma la domanda che è giusto porsi è com’è possibile che questi commerci clandestini proseguano se i governi spendono milioni ogni anno per contrastare questo fenomeno, la risposta è nella criminalità organizzata e nella corruzione all’interno di ogni stato.
La normativa di riferimento è la Convenzione di Washington del 1973 sul commercio internazionale di specie minacciate di estinzione, una normativa rigida ma allo stesso tempo debole da applicare ad ogni stato.
Dagli anni ‘70 il commercio d’avorio ha ingrandito il suo mercato e i prezzi sono aumentati a dismisura fino a far prevaricare il mercato illegale su quello legale.
La normativa trova la sua disfunzione nell’ applicazione delle sanzioni da parte degli stati che non hanno l’obbligo di applicare la Convenzione.
Regno Unito, Francia, Belgio, Lussemburgo, Svezia, Paesi Bassi, Stati Uniti, Cina, Hong Kong e Singapore tra il 2016 e il 2019 hanno introdotto normative per lottare contro questo commercio disumano, l’Europa non ha preso alcune misure a favore della tutela dei mammiferi e questo perché è il maggior paese
ri-esportatore verso stati esteri.
In Italia vi è esclusivamente una sanzione amministrativa che comporta una pena pecuniaria da un minimo di 6.000 euro ad un massimo di 30.000 euro, calcolando che una zanna di avorio costa tra i 30.000 euro e i 50.000 euro la sanzione è irrisoria in confronto al danno prodotto alla biodiversità.
In Kenya vi è una lotta a favore della distruzione dell’avorio confiscato, la loro visione è che l’avorio è utile solo se è parte integrante del corpo dell’elefante, altrimenti può essere distrutto.
Ad oggi solo il 13% delle confische ha portato a condanne per i colpevoli.
Alcuni volontari hanno perso la loro vita per la lotta contro i bracconieri, Raphael Matta ha dedicato la sua vita alla salvezza degli elefanti e come scrisse in una notte che era rimasto solo nella savana: “ Bell’elefante selvaggio, accetta dal più fedele dei tuoi amici i voti più ardenti di quiete e di prosperità per te, per i tuoi discendenti, per tutti quelli della tua magnifica razza. E che importa se un giorno il mio sangue bagnerà per la tua gloria la prestigiosa terra africana. Tu ne vali la pena”, fu sotterrato al fiume Komoè nel Burkina Faso.