SCELTE DI COSCIENZA
«Senza dubbio il medico, lo sogno fin da piccino». «L’architetto … o forse più l’ingegnere».
«Il pasticcere». «Il pittore». «L’artista di strada». «Io vorrei donare alla gente qualcosa di prezioso, di unico … un sorriso, magari»,
E tu? Cosa vorresti fare da grande? Quale percorso intraprenderai dopo le superiori?
Queste le domande che un adolescente sente ripetersi costantemente e non sempre, per queste domande, si ha una risposta. Non sempre le idee sono chiare. Quasi mai la scelta è semplice.
E proprio a queste domande si è tentato di dare una risposta al Salone dello Studente di Pisa. Ad ospitare per il secondo anno consecutivo l’evento, che si è svolto nelle giornate del 5 e 6 febbraio 2020 dalle ore 8.30 alle ore 16.00, il Palazzo dei Congressi della cittadina toscana.
I percorsi proposti agli oltre 15 mila studenti che erano attesi erano di tre tipologie differenti: accademico, esplorativo e professionale. Non solo le università della regione, quindi, a presentare la loro offerta formativa. Una scelta, questa, particolarmente oculata. Perché, anche se negli ultimi anni la scelta dei giovanissimi sembra essere stata sempre di più canalizzata e unidirezionale, non è l’unica e sola possibile. Per fortuna.
Al Salone, infatti, erano presenti anche gli ITS, gli Istituti tecnici superiori della Toscana, che hanno presentato, ciascuno, il loro personalissimo itinerario formativo, alternativo all’università.
Di considerevole interesse, poi, è stato l’appuntamento, a cura del Dipartimento della Gioventù e del Servizio civile nazionale, incentrato sulle opportunità e sui vantaggi che offre l’incredibile esperienza di donare il proprio tempo e la propria creatività al servizio della comunità.
“Il Servizio civile universale. Una scelta che cambia la vita. Tua e degli altri.” Questo il titolo del laboratorio che è stato presentato ai giovani studenti dal Dipartimento.
Servizio civile universale. Questa, quindi, una delle possibili vie da imboccare.
Ma cos’è il servizio civile? Come e perché è nato? Domande, queste, alle quali non sempre si riesce a dare una risposta, fatti che spesso si ignorano totalmente per quanto siano strettamente legati alla nostra storia. Il Servizio civile nasce agli albori fondamentalmente come obiezione di coscienza e quindi come alternativa al servizio di leva militare obbligatorio: con la legge n. 772 del 1972, “Norme in materia di obiezione di coscienza” il Governo sancisce il diritto all’obiezione per motivi morali, religiosi e filosofici ed istituisce il servizio civile, sostitutivo del servizio militare e quindi obbligatorio. Ma è solo nel 2001, con la legge n. 64, che viene istituito il Servizio civile nazionale, divenuto poi, nel 2017, con il D.L. n. 40, universale.
Il Servizio Civile Universale è la scelta volontaria di giovani tra i 18 e i 28 anni di dedicare alcuni mesi della propria vita al servizio delle comunità e del territorio. Sono svariati, infatti, i settori di intervento nei quali gli enti propongono i loro progetti: dall’assistenza alla protezione civile; dalla salvaguardia del patrimonio ambientale, storico, artistico e culturale alla riqualificazione urbana; dall’educazione e promozione culturale, paesaggistica, ambientale, dello sport, del turismo sostenibile e sociale alla promozione della pace tra i popoli, della non violenza e della difesa non armata della patria; dalla promozione e tutela dei diritti umani alla cooperazione allo sviluppo; fino a giungere, poi, alla promozione della cultura italiana all’estero e al sostegno alle comunità di italiani all’estero.
Queste le prime nozioni basilari fornite ai giovani ragazzi che si avvicinavano al tavolo di lavoro, vogliosi di saperne di più. Gli operatori volontari, poi, somministravano ai ragazzi dei test dai quali emergevano quelle che erano le loro attitudini; una sorta di carta d’identità, si potrebbe dire, utile poi ai selettori di SCU delle associazioni presenti sul territorio, i quali verificavano i loro interessi e li indirizzavano sui progetti che meglio rispecchiavano le loro aspettative, effettuavano, inoltre, una simulazione di un colloquio di selezione e istruivano i ragazzi su come trovare un progetto di servizio civile utilizzando il motore di ricerca del sito del Dipartimento.
Al Salone, tra gli altri, era presente anche Arci servizio civile di Pisa. Ad avere, in rappresentanza dell’ente, l’onore e l’onere di svolgere tale compito due giovani selettori – Enrica Saladini e Matteo Mazzone – insieme a quattro operatori volontari – Mariapia Naghiero, Giorgia Filippi, Alessandro Saracino e Maria Teresa Gennaro.
A far visita al Salone, congratulandosi con i giovani operatori per il lavoro svolto e auspicando per loro e per il futuro di questo nostro paese lo stesso zelo e la stessa produttività mostrata in quell’occasione, il viceministro all’Istruzione Anna Ascani.
Delle giornate ricche di stimoli non solo per i giovani accorsi, ma anche per le associazioni che operano sul territorio, uno scambio dal valore inestimabile, proprio come inestimabile è il valore di quest’esperienza per ogni singolo individuo.
Non un lavoro, quindi. Ma una importante e irripetibile esperienza di formazione e crescita, oltre che professionale, anche e soprattutto personale e umana per coloro che sono un’essenziale risorsa per il progresso economico, sociale e culturale del nostro paese: i giovani.
«La bellezza di mettersi al servizio della comunità, di donare il proprio tempo, le proprie idee e il proprio operato al prossimo è un qualcosa che nemmeno un fiume di parole riuscirebbe a spiegare».
«Tra un anno? Non lo so come sarò, ma di sicuro più ricco dentro». «Sarò più consapevole». «Più aperto all’ascolto degli altri» – queste alcune delle affermazioni che gli stessi operatori volontari hanno lasciato.
Bellezza e ricchezza. E non si parla certo di fattori estetici o economici. Cosa si potrebbe chiedere di più? E allora scegliamolo consapevolmente questo nostro futuro, costruiamolo con coscienza. E per questo non c’è che una cosa da fare: donare e donarsi. Perché, come canta Lorenzo Baglioni nella canzone Il ballo del volontario, utilizzata come saluto iniziale ai ragazzi durante il workshop conclusivo, a pensarci, «a fare qualcosa per gli altri fai bene alla gente e stai bene anche tu. […] e il ballo che abbiamo inventato che in fondo è uno scherzo, ma in fondo vabbè … a ballarlo davvero nel mondo ti accorgi che è il ballo più bello che c’è».